È come un fulmine a ciel sereno: tutto d’un tratto, per caso, scopriamo che nostra figlia non si nutre più. A volte, quando mangia, si chiude in bagno dopo il pasto e abbiamo il triste sospetto che lo faccia per svuotare lo stomaco. Siamo disperati, non sappiamo cosa fare. Inizialmente abbiamo cercato di negare, di dirci “non può essere vero… è dimagrita per la scuola” ma questo processo è servito a poco, dobbiamo capire cosa fare. Allora ci chiediamo “ma dove ho sbagliato?” e ci crogioliamo nel senso di colpa. Cerchiamo in tutti i modi di cucinare il suo piatto preferito, di farle trovare qualsiasi cosa che la possa ingolosire, ma niente, nulla sembra funzionare… eppure nostra figlia è brava a scuola, ha molti amici, magari anche un fidanzato… ma il suo peso continua a scendere.
I Disturbi del Comportamento Alimentare rappresentano una patologia piuttosto diffusa tra i giovani d’oggi, soprattutto di sesso femminile (anche se non esclusivamente). Assumono varie “forme” ma tutte portano a chi ne soffre e alla sua famiglia tanta, e ancora tanta sofferenza. Al contrario di quello che a volte si pensa, non “sono un capriccio” bensì una malattia psichiatrica che ha delle cause multifattoriali. Ciò significa che non è colpa della società, della famiglia, della persona o delle amicizie, bensì ci sono tutta una serie di variabili che associate compromettono la stabilità emotiva della ragazza o del ragazzo che si rifugia in questo tipo di sofferenza. Come precedentemente scritto, un genitore può attraversare varie fasi prima di accettare la situazione e riuscire ad andare avanti. Inizialmente può negare il problema, perché “vederlo” recherebbe una dolore troppo grande. Successivamente può affondare nei sensi di colpa, sia personali che verso il proprio figlio o figlia. Può arrabbiarsi, piangere, urlare, disperarsi… tutte fasi inevitabili che però vanno superate per approdare ad un pensiero costruttivo (e non distruttivo): cosa posso fare ora?
Sapendo che il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare è multidisciplinare, il consiglio è quello di rivolgerci ad un centro specializzato per la cura di questi problemi, che di solito è presente in ogni provincia ed è garantito dal Sistema Sanitario Nazionale. Ciò significa che non sarà solo un professionista ad aiutare il nostro familiare, perché è necessaria un’equipe composta da psichiatra, psicoterapeuta e dietista. Armiamoci anche di pazienza, perché il percorso prevede un trattamento a lungo termine. Se ne sentiamo l’esigenza, cerchiamo un sostegno, magari attraverso un gruppo di genitori che stanno attraversando il nostro problema, in modo da aiutarci uno con l’altro. Ma ricordiamoci sempre e comunque una cosa: non dimentichiamo di stare vicino a nostra figlia (o figlio)… ora più che mai, ha bisogno di noi.
a cura della dott.ssa Manuela Campo Dall’Orto
Psicologa – Psicoterapeuta