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Erica Beltrame di Radio Spazio 103 ci porta alla scoperta del monte Matajur

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chiesettamataiurIl Matajur, il monte che sovrasta le Valli del Natisone è una delle montagne più amate di tutto il Friuli. Basta leggere il libro di vetta per capire quanto sia frequentato. Arrivare in cima non richiede un’eccessiva preparazione, ma dalla vetta è possibile ammirare un panorama mozzafiato, su tutta la pianura friulana, fino al mare. Nelle giornate limpide, con un binocolo, si può vedere anche Venezia. Si possono possono poi ammirare le catene montuose del Canin. È una montagna amata anche perché è possibile raggiungere la cima percorrendo diversi sentieri di maggiore o minore difficoltà in base alle proprie esigenze.

A seconda delle stagioni, poi, si possono ammirare i fiori (in primavera), i colori caldi dell’autunno, i frutti dell’estate (fragole e lamponi non mancano) o la magia e l’incanto della neve.

Non mancano neppure i punti di ristoro. Uno si trova alla fine della strada asfaltata ed è il rifugio Pelizzo (http://rifugiopelizzo.blogspot.it). L’altro è la Dom na Matajur (Koča): un rifugio aperto nel week end e gestito a turno dai soci della Planiska Družina, una delle associazioni alpinistiche della zona. Proprio nella Koča, a pochi metri dalla vetta, è possibile fermarsi a mangiare. Attenzione però: non aspettatevi un menù da ristorante: si mangia quello che c’è, cioè quello che i soci preparano. Può essere una pasta, una minestra o una frittata. Ma se sarete fortunati troverete anche una Gubana o gli strucchi fatti a mano.

Avvicinamento. Da Cividale percorrere la strada che porta verso la Slovenia (provinciale 54). A Ponte San Quirino girare a destra, seguendo le indicazioni “Monte Matajur”. Dopo aver superato Savogna iniziano i tornanti fino all’abitato di Montemaggiore. Continuare a percorrere la strada asfaltata fino al rifugio Pelizzo

12143_234304177941_1011571_nPercorso. Dal Rifugio Pelizzo, situato a 1325 metri, inizia la camminata seguendo il sentiero, tra l’osservatorio e il rifuigio. Dopo qualche minuto, la prima possibilità di scelta: girando a destra il sentiero porta verso la Koca, attraverso un itinerario più breve ma più ripido. Mantenendosi sulla sinistra si prosegue verso le Malghe di Merisino nei cui pressi è presente anche un piccolo laghetto. Questo percorso, pur più lungo, presenta una dolcezza maggiore delle pendenze e offre scorci su tutto il Friuli. Una volta raggiunte le Malghe si può scegliere la via ripida verso la Koca oppure si può proseguire lungo il sentiero più panoramico che porta verso la vetta. In quest’ultimo caso l’ascesa continua con una salita meno ripida che permette di gustare al meglio la vista sul monte Stol e sul gruppo del Canin. Il percorso permette l’incontro anche di un piccolo laghetto (1437 metri). La fauna presente sul monte è variegata: si possono incontrare camosci, caprioli volpi, e tassi. In cielo volano corvi imperiali e l’aquila reale. E anche recentemente è stato avvistato l’orso bruno. Ripresa la salita e oltrepassato un antico abbeveratoio  si giunge sulla sella da cui si possono ammirare in tutto il loro splendore le Alpi Giulie, il Monte Nero e quando il cielo è limpido anche il Triglav, montagna simbolo della Slovenia. Prima della vetta bisogna superare solo un piccolo dislivello roccioso e poi, la cima è raggiunta! Sulla vetta sorge la chiesetta del redentore. E proprio da lì è possibile imboccare il sentiero per la discesa, arrivando alla Dom Na Matajur.  Alla sinistra del rifugio è possibile poi proseguire lungo il sentiero segnato fino a raggiungere nuovamente il rifugio Pelizzo.

Tempo di percorrenza: Con un’andatura media fino alla cima 1.30, attraverso il sentiero panoramico. Tempo di discesa dalla vetta, 50 minuti.

Adatto a : Tutti. Anche con bambini che camminano da poco, perché è un sentiero che non presenta particolari difficoltà.

Periodo: Tutto l’anno. Attenzione nei mesi più caldi d’estate perché il sentiero non si snoda nel bosco, quindi il sole potrebbe picchiare parecchio. D’inverno, a Montemaggiore, c’è la possibilità di noleggiare le ciaspole.

a cura di Erica Beltrame

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