La comunità scientifica internazionale concorda sulla necessità di investire nei primi anni di vita, in quanto è dimostrato che sono le esperienze più precoci a influire in maniera preponderante sul nostro modo di pensare, di relazionarci, sulle nostre competenze e abilità di adulti.
Numerose evidenze, dalle neuroscienze all’economia dello sviluppo, indicano che le primissime epoche della vita sono fondamentali ai fini della salute e dello sviluppo cognitivo, emotivo, sociale e dell’equità, con effetti che durano per tutto il corso della vita.
Quello dei bambini è un organismo in continuo sviluppo e la capacità di apprendere del cervello è massima sino ai due-tre anni di età, periodo in cui riesce a recepire molti stimoli, con effetti positivi che dureranno per tutta la vita. Col passare del tempo, tale plasticità cerebrale diminuisce e per il bambino, per il ragazzo, per l’adolescente sarà più difficile apprendere. I primi anni costituiscono quindi una finestra di opportunità che non avrà eguali, in termini di efficacia e durata dell’effetto nel corso successivo della vita, e che quindi non può andare perduta.
Gli investimenti nei primissimi anni di vita, sono quelli che garantiscono il più alto ritorno economico per gli individui e per la società. James Heckman, Nobel per l’Economia nel 2000, ha dimostrato che i programmi prescolari hanno un tasso di rendimento annuo compreso tra il 7 e il 10% e un ritorno economico complessivo, a distanza, pari a fino 7 volte quello iniziale.
Questi interventi giovano in particolar modo ai gruppi sociali più svantaggiati, promuovendone l’inclusione e riducendo le disparità come raccomandato anche nel documento “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale” della Commissione Europea del febbraio 2013.
Ed è in questa direzione che operano Nati per Leggere e Nati per la Musica, i due programmi nazionali che promuovo rispettivamente la lettura e la musica in famiglia sin dalla gravidanza e fino ai sei anni di età, affinché i genitori e chi si occupa della cura e dell’educazione del bambino –operatori sanitari, educatori, insegnanti, bibliotecari, amministratori e responsabili di programmi educativi ministeriali e attività extrascolastiche – promuovano e adottino buone e precoci pratiche, sia in famiglia che a scuola.
Tramite la lettura e l’ascolto di suoni e melodie, il bambino costruisce le proprie immagini e strutture interiori che gli serviranno poi per lo sviluppo del linguaggio, il riconoscimento delle emozioni, il senso estetico e sensoriale. In entrambi i programmi è cruciale il ruolo della famiglia, di genitori responsivi e affettuosi in quanto queste due pratiche favoriscono il contatto sia fisico sia visivo, rafforzando non solo il rapporto genitore-figlio ma anche l’autostima nel bambino e la sua fiducia nei confronti degli altri.
È necessario quindi investire nei bambini per assicurare loro non solo il miglior inizio possibile ma anche un futuro eccellente da adulti sui piani individuale, sociale ed economico.