Chi soffre di un più elevato disagio per il corpo presenta con maggiore frequenza la diagnosi di Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI). Si tratta di un disordine del comportamento alimentare (conosciuto anche con la denominazione inglese Binge Eating Disorder – BED) la cui presenza è stimata dal 20% al 50% degli adulti obesi che richiedono un trattamento. Le persone che soffrono di questo disturbo presentano abbuffate, ossia assunzioni di grandi quantità di cibo accompagnate da una penosa sensazione di perdita di controllo, senza tuttavia utilizzare mezzi di eliminazione del cibo (vomito, digiuno, esercizio fisico intenso) come fa invece chi soffre di bulimia. Le crisi di iperalimentazione si accompagnano a emozioni negative, a sensi di colpa e vergogna. I soggetti che presentano un DAI manifestano una sofferenza psichica maggiore degli altri individui obesi, con depressione, frequenti sensi di colpa, bassa autostima e un vissuto corporeo negativo.
La domanda relativa alla presenza e alla forma di questo disturbo tra i bambini non ha ancora ricevuto risposte definitive. Alcuni studi su adulti obesi hanno visto che l’esordio del disturbo da abbuffate risaliva agli 11 e 13 anni. Uno studio più recente su un campione di bambini e adolescenti conferma l’esordio del DAI prima dell’adolescenza, dimostrando che l’11% dei bambini obesi hanno episodi di binge eating, un altro 11% presenta episodi obiettivi di iperalimentazione, mentre un altro 20% riporta perdite di controllo.
Il dott. Stice ha seguito la crescita di 216 bambini dalla nascita ai cinque anni. Da questo studio è emersa l’importanza di due comportamenti, quello di mangiare in eccesso e quello di mangiare di nascosto, che sono stati riscontrati rispettivamente nel 34% e nel 18% circa dei casi. Entrambi questi comportamenti sono apparsi correlati con un eccesso ponderale del bambino, ma anche a caratteristiche dei genitori. In particolare l’attitudine a mangiare in segreto è apparsa in relazione con una marcata insoddisfazione corporea della madre, così come con una storia di sovrappeso da parte del padre. Le abbuffate nel bambino sono state invece riscontrate in prevalenza in famiglie in cui la madre mostra un forte desiderio di dimagrire e un’alimentazione restrittiva. Questo studio è rilevante anche perché evidenzia che questi comportamenti siano rintracciabili già in età precoce.
I dati presentati fanno pensare ad una presenza rilevante del Disturbo da Alimentazione Incontrollata tra i bambini e gli adolescenti, probabilmente con caratteristiche leggermente diverse da quelle presenti negli adulti. L’elemento centrale sembra essere la perdita di controllo e l’utilizzo del cibo come risposta polivalente a situazioni di sofferenza emotiva (ansietà, depressione, cattivo umore, preoccupazione) anche in assenza di fame. I bambini che riportano maggiormente perdita di controllo e alimentazione emotiva presentano in misura rilevante strategie maladattive di regolazione emotiva.
In generale possiamo dire che l’alimentazione emotiva e la perdita di controllo rappresentano una condizione piuttosto frequente e difficile da curare. I bambini che presentano questo disordine alimentare generalmente non accettano le prescrizioni dietetiche. Talvolta ciò è legato a precedenti esperienze di fallimenti della dieta che hanno favorito idee di impotenza e inefficacia. I tentativi di restrizione imposti dai genitori creano molte resistenze; di fronte ai limiti prescritti i ragazzi giungono a rubare cibo o a farsi prestare soldi per acquistarlo e mangiarlo di nascosto. Non dobbiamo dimenticare che per questi ragazzi il cibo è una sorta di medicina, di auto-cura, che viene usata per lenire l’insoddisfazione di sé. Atteggiamenti costrittivi, punitivi o di critica vanno ad alimentare il disagio e non certo a ridurlo. È invece opportuno favorire l’espressione dell’emotività, con un atteggiamento di accettazione e tranquilla curiosità, che possono aiutare il ragazzo ad esprimere le proprie emozioni accrescendo così la propria autostima e la voglia di sperimentarsi.