Martedì 27 gennaio, in mattinata, Arianna Szörényi, una delle più giovani sopravvissute e tra gli ultimi testimoni dell’olocausto, incontrerà studenti e insegnanti presso la palestra dell’Istituto “G. Bearzi” di Udine. Dopo i saluti del direttore, don Igino Biffi, l’incontro sarà introdotto dal prof. Luigi Raimondi Cominesi, che alla fine degli anni ottanta, incontrò e intervistò Arianna pubblicando in seguito, sulla rivista Storia Contemporanea in Friuli dell’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, il saggio “Dossier Szörenyi”. Olocausto di una famiglia, dove ricostruiva la violenza subita dagli Szörenyi, in Friuli, negli anni dell’occupazione nazista. Interverrà, inoltre, la prof.ssa Chiara Fragiacomo, docente dell’Istituto friulano, che ha gestito con due classi terze della scuola media il breve percorso didattico Sulle strade del ricordo. Imparare la Shoah, inserito nel progetto educativo SAVÊ promosso dal Comune di Udine. Parteciperanno i rappresentanti della sezione Aned e del Comune di Udine. L’iniziativa, oltre a coinvolgere le classi della scuola primaria e media, l’Istituto tecnico e il Centro di formazione professionale del “Bearzi”, prevede anche la partecipazione delle classi dell’Istituto “Don Bosco” di Pordenone, dell’Istituto “S. Maria degli Angeli” di Gemona del Friuli e del Collegio “Dimesse” di Udine.
Arianna Szörényi, nel corso degli anni, ha raccontato più volte la sua esperienza rilasciando interviste e testimoniando nelle scuole; infine, nel 2014, ha deciso di mettere per iscritto la sua storia, dando ancora prova di un mirabile sforzo, costante e doloroso di testimoniare la terribile esperienza della deportazione. (Una bambina ad Auschwitz, a cura di Mario Bernardi, Milano, Mursia, 2014).
Arianna nasce a Fiume nell’aprile del 1933 da padre ebreo, ma la madre cresce gli otto figli secondo la fede cattolica. Alla fine del 1943, la famiglia si trasferì a San Daniele del Friuli dove il 16 giugno del 1944, in seguito a una delazione, fu prelevata dai tedeschi. Arianna aveva allora undici anni e per sei giorni rimase prigioniera in una cella della Risiera di San Sabba, a Trieste. In seguito, con i familiari fu deportata ad Auschwitz. In un primo momento, la ragazzina visse in un block accanto alla madre e alle sorelle, ma una selezione successiva la destinò al Kinderblock; qui Arianna apprese le piccole accortezze che le salvarono la vita, anche se ormai era completamente sola. In un’intervista, rilasciata tempo fa, dichiarò: “Da una parte ero abbastanza bambina per non rendermi conto di tutto quello che vedevo, dall’altra parte ero istintivamente matura per sviluppare l’istinto di conservazione. Bisognava pur vivere”. Nel dicembre 1944, a causa dell’imminente arrivo degli Alleati, il campo fu evacuato e Arianna fu coinvolta nella Marcia della morte, cioè nel trasferimento di migliaia di prigionieri nei lager all’interno della Germania. Fu così che Arianna raggiunse Ravensbrück e in seguito il campo di Bergen – Belsen che nell’aprile del 1945 fu liberato. Dopo cinque mesi, Arianna rientrò in Italia sperando di poter riabbracciare i suoi cari, ma l’aspettava solo il fratello Alessandro (Dino). Iniziò un altro periodo difficile, l’inserimento in un orfanotrofio di San Daniele che lasciò solo nel 1952, all’età di diciannove anni.
L’incontro di martedì si rivela sicuramente un’occasione importante per avvicinare i ragazzi alla testimonianza viva di una storia che non deve essere dimenticata. “Il recupero delle storie individuali e dei vissuti dei protagonisti della storia locale – precisano gli organizzatori – aiuta gli alunni anche più piccoli a entrare nella complessità della storia della persecuzione ebraica. Nella ricostruzione storico-biografica, l’attenzione rivolta alla vita dei singoli nell’intero arco della loro esistenza è fondamentale, per ridare alle vittime della persecuzione il loro status di persone complesse e normali”.