Home / Benessere / Ritorno al lavoro e allattamento

Ritorno al lavoro e allattamento

FacebookTwitterGoogle+EmailCondividi

Il-rientro-dal-lavoro-dopo-un-figlio

Quando arriva il momento di tornare al lavoro dopo la nascita di un figlio la madre si deve organizzare per conciliare lavoro e allattamento, soprattutto se il bambino si nutre ancora di latte materno in modo esclusivo o prevalente. Ricordiamo infatti che il Ministero della Salute raccomanda l’allattamento al seno esclusivo (senza aggiunta di acqua, tisane, frutta o altri alimenti) per i primi sei mesi di vita.

Come fare per continuare a garantire al proprio piccolo le preziose sostanze nutritive e i benefici per la salute che apporta il latte materno?

La normativa a sostegno dell’allattamento

Fortunatamente la legge viene incontro a questa esigenza tramite i riposi per l’allattamento. Possono farne richiesta le madri lavoratrici dipendenti o, in alternativa, i padri lavoratori dipendenti purché la madre non si trovi in astensione o in assenza dal lavoro per sospensione.

I genitori possono usufruire dei riposi fino a un anno di vita del bambino. Si può beneficiarne anche in caso di adozione o affidamento, fino a un anno dalla data di ingresso in famiglia.

I riposi per l’allattamento consistono in: due ore al giorno nel caso l’orario di lavoro sia pari o superiore alle sei ore giornaliere; un’ora al giorno se inferiore. Le ore si raddoppiano nel caso di gemelli e nel caso di adozione o affidamento di due o più bambini. I genitori hanno diritto a un’indennità pari all’intera retribuzione.

Offerta e conservazione del latte materno

La madre può utilizzare le ore di riposo per allattare al seno il suo piccolo o per tirarsi il latte (tramite spremitura manuale o con un tira-latte), in modo da poterlo conservare. Chi si occupa del bambino durante l’orario di lavoro della madre (il padre, i nonni, l’educatrice del nido, la baby-sitter) provvederà poi a offrirgli il prezioso latte, tramite cucchiaino, tazzina, bicchierino o biberon. Ricordiamo che il biberon (così come il ciuccio), costituisce un interferente per l’allattamento al seno e che sarebbe meglio perciò prediligere uno degli altri mezzi di somministrazione. Per mantenere un’adeguata produzione di latte la madre dovrebbe offrire il seno a richiesta quando si trova a casa e tirarsi il latte in concomitanza con l’orario delle poppate, se possibile, sul luogo di lavoro.

Come conservare il latte tirato? Il latte materno può essere conservato in contenitori di plastica a chiusura ermetica e sterilizzati:

  • fino a 3 giorni in nella parte più fredda del frigorifero;
  • fino a 7 giorni nel comparto ghiaccio del frigorifero;
  • fino a 3 mesi nel settore freezer del frigorifero;
  • fino a 6 mesi nel congelatore.

E’ opportuno segnare con un’etichetta la data di spremitura in modo da utilizzare per primi i contenitori più vecchi. Si può scongelare il latte tenendolo in frigo o tenendolo in acqua tiepida; è sconsigliato invece utilizzare il microonde perché non scalda in maniera omogenea.

Per qualsiasi dubbio o problematica sull’allattamento ci si può rivolgere agli ambulatori mamma-bambino presenti sul territorio o alla propria ostetrica.

ostetrica Maria Armellini, staff Accanto alla Donna

FacebookTwitterGoogle+EmailCondividi

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

6 + sedici =