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Seconda tappa del viaggio nel mondo dell’educazione per affinare l’arte di educare con amore e fermezza

Quando un educatore dà delle indicazioni educative ad un bambino o ad un ragazzo, è necessario che abbia cura di rispettare alcune caratteristiche importanti, per far sì che le azioni educative siano efficaci e corrette.
Ogni indicazione data dovrebbe servire per realizzare un fine educativo, una meta nel delicato percorso di rendere autonomo ed emancipato un bambino; dovrebbe essere ragionevole, adatta all’età ed alla capacità del bambino stesso e ben definita.
Un’indicazione dovrebbe essere concreta, comunicata in modo chiaro e comprensibile anche ai più piccoli; andrebbe spiegato il perché di tale indicazione e andrebbe mostrato concretamente “come si fa”.
L’ideale sarebbe che tutti gli educatori del bambino siano allineati sul dare la stessa indicazione, in modo da facilitarne la comprensione, l’accettazione e l’apprendimento.
Per applicare l’abilità di educare con amore e fermezza, il primo passo consiste nello scegliere di non usare gli stimoli dolorosi nell’insegnare.
Si tratta di una scelta importante, perché produce una vera trasformazione nella modalità educativa che si tramanda oramai da generazioni.
È necessario riconoscere gli stimoli dolorosi per comprendere pienamente cosa vuol dire educare senza ferire il bambino. La ferita può essere un gesto fisico, un atteggiamento, una parola; il tono della voce, l’ignorare il bambino, il disprezzo, il colpevolizzare, la minaccia, la costrizione. Una volta riconosciuti, l’educatore può tentare di ridurre e, possibilmente eliminare, questi elementi che provocano disagio.
Scegliere di educare senza usare volontariamente stimoli dolorosi, ma ottenere i risultati con abilità di relazione, produce un percorso educativo ricco, positivo, rispettoso e di successo.
Un altro strumento fondamentale risiede nel saper usare il minimo della forza necessaria per ottenere il risultato educativo. Questo vuol dire che l’educatore è appena un po’ più forte del bambino, quel tanto che basta per sostenerlo nel seguire le indicazioni, per incanalare il giusto comportamento, senza lederlo e senza ferirlo. Appena il bambino collabora, l’educatore lo riconosce e lo apprezza.
Usare solo la forza necessaria per insegnare significa rendere le esperienze non sopraffacenti e questo è di immenso valore per permettere al bambino di crescere sereno e integro.
L’ultimo strumento che affrontiamo in questo articolo consiste nel non temere le reazioni del bambino.
L’educatore origina le proprie azioni educative in base ai fini che persegue – cosa vuole che il bambino impari. Il bambino può non essere sempre d’accordo, o non piacergli ciò che gli viene chiesto di fare o non averne voglia, e dimostrarci il suo dissenso con molta energia!
È necessario non avere paura delle sue reazioni, ma accettarle e aiutare il bambino a superare le sue difficoltà.
Se l’adulto teme il comportamento del bambino, e per non farlo arrabbiare accondiscende alle sue richieste, verrà lui stesso gestito dagli stimoli dolorosi che il bambino provoca e utilizza per ottenere gli oggetti o le esperienze che desidera. In questo modo, l’adulto perde l’autorità e non può indirizzare al meglio il processo educativo.
Nel prossimo appuntamento continueremo il nostro viaggio nell’esplorare gli strumenti per educare con amore  fermezza, preziose abilità da sviluppare per vivere con piena consapevolezza il ruolo di educatore.

Dott.ssa Donatella De Marco
Dott.ssa Silvana Tiani Brunelli

Bibliografia:
Educare con amore e fermezza, Podresca Edizioni
Il sì e il no, Podresca Edizioni
Le abitudini di vita, Podresca Edizioni
Insegnare le relazioni, Podresca Edizioni

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