Era nata nel 2009 l’idea di incentivare l’occupazione femminile, trasformando quello di ‘mamma’ in un lavoro vero e proprio. Sul modello della Provincia di Trento, dove il servizio vanta una lunga tradizione, Confartigianato Udine aveva indetto corsi base per diventare ‘tagesmutter’, ‘mamme di giorno’, e aprire i cosiddetti ‘nidi familiari’, case private in cui potevano essere ospitati cinque bambini al massimo con un’età compresa tra gli 0 e i 3 anni. In meno di tre anni, l’associazione di categoria aveva organizzato cinque corsi base di 52 ore ciascuno, cui avevano partecipato circa 200 donne.
Nuove regole
Nel 2011, però, è stato approvato il regolamento attuativo della legge regionale del 2005.
Il regolamento, tuttora in vigore, dispone che la Regione approvi specifici percorsi formativi di qualificazione di durata non inferiore a 400 ore per il personale dei servizi integrativi non in possesso dei titoli di studio richiesti per lavorare nei nidi d’infanzia e in possesso del titolo di studio di scuola media superiore. I servizi educativi domiciliari, avviati da operatori in possesso dei titoli per il personale dei nidi, erano già presenti sul territorio soprattutto nelle zone prive di nidi d’infanzia. Per ampliarne l’offerta, la Regione ha promosso nel 2013 il primo corso di formazione, a carattere sperimentale, per il personale educativo dei servizi domiciliari.
Il Servizio competente (Servizio programmazione e interventi formativi), in collaborazione con il Comitato regionale di coordinamento pedagogico, ha elaborato il progetto formativo e ha reso operativi nelle quattro province del territorio il corso di formazione, realizzato in ogni provincia da un diverso soggetto attuatore. Il corso è stato finanziato nell’ambito del Programma specifico previsto dal Fondo Sociale Europeo.
La durata del corso, svoltosi tra marzo e novembre 2013, è stata di 400 ore di cui 130 di tirocinio presso altri servizi per la prima infanzia. A seguito dell’esame finale sono in possesso della qualificazione 77 donne di cui 19 ciascuna nelle province di Udine e di Pordenone, 17 a Gorizia e 22 a Trieste.
Da dicembre 2011, quando erano stati rilevati 20 servizi educativi domiciliari, a dicembre 2013 l’aumento è stato di 18 servizi: a dicembre 2013 su 38 servizi i più numerosi erano nella provincia di Udine (21), quindi a Pordenone, con 11 servizi, mentre a Trieste e a Gorizia erano 3.
Costi imprevisti
Ovviamente, per aprire un nido familiare non basta avere i requisiti per diventare ‘tagesmutter’, diplomi, abilitazioni e quant’altro. E’ necessario che l’abitazione sia in regola, ossia che abbia, come minimo, l’abitabilità, che tutti gli impianti siano a norma e che sia garantita la sicurezza. Insomma, per cominciare a lavorare, una ‘tagesmutter’ deve sborsare una bella cifra. Infatti, su 77 donne in possesso del titolo dopo l’ultimo esame del 2013, risultano aperti, a dicembre dello stesso anno, soltanto 38 servizi.
“Ci vuole passione, ma servono anche i metri quadrati”
E’ davvero familiare l’atmosfera che si respira nella ‘Casetta delle coccole’ di Eliana Molinaro, a Cividale. Eliana, infatti, non soltanto ha trasformato in nido la casa dei suoi genitori, “senza il cui aiuto sarabbe stato economicamente impossibile cominciare”, ma ha coinvolto pure il marito che l’aiuta nella gestione. Da un anno Eliana è anche presidente dell’Associazione ‘La Casetta delle coccole’, che fa capo alla rete di nidi familiari del Fvg. “Far parte di una rete è fondamentale – spiega Eliana -, perché dà la possibilità di confrontarci tra ‘tagesmutter’, ma anche di avere una formazione continua. Ogni mese, il nostro lavoro è valutato da uno psicologo e dal coordinatore. Inoltre, far parte di una rete significa essere seguiti anche nell’avvio di una struttura e nella sostituzione, in caso di malattia. Non mancano, infatti, le ‘tagesmutter’ jolly, che si rendono disponibili in caso di bisogno”.
“Non è semplice aprire un nido. Bisogna avere lo spazio – sette metri quadrati a bambino, per un massimo di cinque bambini fino ai tre anni d’età e adeguarlo secondo le normative. Inoltre, bisogna essere flessibili. Io lavoro dodici ore al giorno -conclude Eliana -, per tenere aperto il servizio fino alle 20 e aiutare chi, per esempio, ha un’attività commerciale”.
(fonte: Il Friuli)