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Terza tappa del viaggio nel mondo dell’educazione per affinare l’arte di educare con amore e fermezza

Nell’articolo precedente abbiamo esplorato alcuni degli strumenti preziosi per educare con amore e fermezza, nel pieno rispetto del bambino.
Proseguiamo nel nostro percorso, approfondendo l’abilità di essere fermi, già studiata nei primissimi articoli.
L’elemento importante che si desidera sottolineare qui, è l’essere fermi in modo neutro, ossia mantenere l’indicazione educativa senza arrabbiarsi, senza scivolare nei sentimenti e nei giudizi negativi, sia verso il bambino che verso se stessi.
La neutralità non è freddezza, è disciplina necessaria per non cadere nei vecchi solchi che conducono solitamente verso la ferita.
Si richiede all’educatore l’abilità di rinunciare alle reattività della mente, ai meccanismi che ci sfuggono di mano, e di portare invece l’attenzione al fine dell’indicazione educativa: perché sto chiedendo o insegnando questo al bambino? Tenendo l’attenzione e parlando del fine educativo, si evita di concentrarsi sulla propria difficoltà, e quindi non la si alimenta; mentre si nutre consapevolmente la scelta di insegnare senza ferire.
Quando il bambino non impara, l’educatore sceglie di dedicare più tempo, più cura, e più energia per raggiungere il suo fine educativo. Questo strumento è molto valido: restituisce all’educatore la responsabilità dell’andamento del processo educativo, gli insegna ad agire per il fine educativo, e previene l’attivazione dei meccanismi reattivi della persona.
L’adulto diventa creativo, originale e attinge alle sue passioni per raggiungere il suo obiettivo educativo, evitando l’insorgere del lamento, dell’irritazione, della critica, del giudizio e della ferita. Non colpevolizza il bambino perché non impara, ma vede e trova in sé la chiave per insegnare.
L’esperienza diventa formativa dal punto di vista umano e aiuta a maturare il valore dell’apprendimento.
Il bambino è importante e per l’educatore è prioritario investire sulla sua educazione mettendo a disposizione tutte le sue risorse, senza appesantirlo.
Un altro strumento prezioso è evitare i doppi messaggi: quando le parole dicono una cosa e i fatti un’altra.
Si verificano, ad esempio, quando un educatore pone un limite e permette poi che sia valicato; oppure dà un’indicazione e lascia che il bambino non la segua; o ancora dà un messaggio opposto a quello appena espresso da un altro educatore.
Questi comportamenti sono deleteri perché distruggono il potere educativo della relazione e rendono inaffidabile l’educatore stesso.
È importante avere un completo allineamento anche tra il dire e il fare: ciò che un educatore chiede al bambino dovrebbe corrispondere al suo stesso comportamento. Chiedere di non urlare con un tono di voce decisamente alto o di non ferire colpendo allo stesso tempo il bambino, rendono false e inefficaci le stesse indicazioni educative.
Un educatore insegna ciò che è, non ciò che dice di essere.
Nel prossimo appuntamento concluderemo con gli strumenti per educare con amore e fermezza e daremo uno sguardo alla lezione successiva.

Dott.ssa Donatella De Marco
Dott.ssa Silvana Tiani Brunelli

Bibliografia:
Educare con amore e fermezza, Podresca Edizioni
Il sì e il no, Podresca Edizioni
Le abitudini di vita, Podresca Edizioni
Insegnare le relazioni, Podresca Edizioni

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