Per chi scrive, ogni piccolo “fazzoletto di terra coltivato a parole” è un dono. Ce ne sono però alcuni che restano dentro: questo, per me, è uno di questi.
Parla di ricerca, di desiderio di crescere, di guardare al di là dal muro; andare oltre è conquistare sfumature di sé, ogni giorno, un pezzetto di più, oltre al clima sicuro della propria appartenenza.
Noi genitori, educatori, consulenti dobbiamo “accoglierla come possibilità” lasciando andare un po’ di paura, tutto questo, magari, insieme ai bambini.
Perché conservare in noi la preziosità del vivere, del camminare alla scoperta, del guardare, attenti e aperti, con il naso all’insù e all’ingiù per conoscere di più, è l’insegnamento più bello che possiamo donare a chi è dopo di noi.
La curiosità diventa un motore di saggezza, indispensabile per evolvere.
Non desidero togliere, con altre mie parole, valore a questa fiaba: il suo insegnamento è una preziosa perla che vi dono… per andare oltre!
Dott. Formica Rosa Rita
(www.formicarosarita.it)
Puf gatto sognatore alla scoperta del nuovo mondo.
Una favola dedicata a chi ha il coraggio di andare oltre a se stesso, per scoprire nuove parti di sé e crescere.
Mamma gatta aveva messo al mondo quattro mici. Il gatto Silvestro della casa accanto, era il loro papà.
Lui amava viaggiare per la campagna alla ricerca di nuove avventure.
Era molto distratto e restare fermo in casa non faceva al caso suo.
Mamma gatta, all’arrivo della nuova famiglia di cuccioli, dovette così “rimboccarsi le zampe” e darsi da fare. I suoi cuccioli avevano fame ed erano molto impegnativi.
Uno di loro, il piccolo Puf era simile al padre : era tutto nero ma le zampine, punta della coda e naso erano completamente bianche. Eleganza gattesca unica e rara. Seppur piccolo, era già un micio di “gran classe”.
Socievole e giocherellone si era dimostrato subito autonomo: saliva sugli alberi e si trasformava in un osservatore attento, lassù in cima.
Gufi e civette gridavano con voce antipatica ma a lui non facevano paura. Stava lì appollaiato sui rami, e sognava.
E fu così che, in un giorno d’estate, decise di scoprire il mondo.
La cesta calda era accogliente ma c’era qualcosa in più.
Siiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Qualcosa di più che lui non conosceva e non aveva ancora visto. Per questo motivo, il nonno lo aveva soprannominato “Cielo Puf”. Il cielo conteneva tante stelle e pianeti e apriva lo sguardo a ciò che non si conosce.
La nidiata si trovava nell’antica cascina di Colle Valle in mezzo a tanti ulivi, agavi e fichi d’India; era un piccolo paradiso in questo mondo, vicino al pelo caldo della mamma. Tutto questo, però, non bastava a Puf.
Non gli bastava! Lui voleva di più… qualcosa di nuovo lo attendeva oltre a quel muro.
Crescere era anche questo.
“Curioso Puf “pensò la rondine mentre lo vide incamminarsi lungo il viottolo sterrato.
Lui si avviava, quel giorno di sole, cosi, da solo, alla scoperta di ciò che stava al di là.
Dapprima, incontrò una farfalla. Lui non comprese che cosa fosse quello sbattere bianco di ali: una leggera colorata, piacevole danza. Rimase incantato da tanta bellezza e alzò le zampine per toccare le sue ali.
“Che fai palla di pelo? Mi togli la polverina magica dalle ali così non volò più? Sei impazzito?” gridò la farfalla indispettita.
La sua bellezza e la sua voce purtroppo non danzavano insieme.
Puf rimase mortificato. Proseguì il viaggio, felice di aver avuto quella visione solo per un po’.
Non aveva fatto che pochi passi, quando vide uno stagno: fiori galleggianti bianchi e rosa avevano voce e borbottavano come una caffettiera.
“Che strano suono hanno” pensò il micio.
Improvvisamente sentì un tuffo in acqua. Un muso verde rugoso lo stava fissando.
“Un extraterrestre?” si domandò
“Ccra … Cra…che ci fai tu qui? Ombra scura? Sembri uscito dalla notte. Chi sei un fantasma della luna?” Gli chiese quel “coso mostruoso”.
“Sono il gattino del casale e tu?” rispose Puf intimorito
“Io sono Prisco la rana… Gracchio alla luna e rimango incantato a fissarla, cosi, alle volte mi perdo tutto il resto! Io penso di essere un po’ tonto… la sua luce… Sai… La sua luce! È incantevole” rispose la rana con occhi sognanti.
Puf ricordò com’era rimasto rapito dal volo di quella farfalla e capi che cosa gli stava di dicendo Prisco.
I sogni?
“Certo i sogni!” pensò.
“Ci sono i sogni che si fanno a occhi aperti e magari un giorno, tu scopri che non si possono realizzare e ti lasciano lo stesso di sempre… E ci sono altri sogni, ancora, che ti spingono lontano perché ti fanno lasciare per un po’ la sicurezza di casa e di tante certezze ma ti cambiano in meglio.”
Riprese il cammino. Sicuro di quel suo nuovo viaggio.
Ascoltò lo scorrere dell’acqua di un fiume.
Tese le orecchie.
Percorse la strada tra i cespugli e guardò le rapide che veloci scendevano verso il mare. Rimase ancora rapito da quel silenzio. Si sentì Sospeso. E vide in mezzo all’acqua qualcosa che annaspava.
“Aiutooo… Aiutooo…”
Un topino di campagna con uno strano paltò a quadretti cercava di nuotare ma evidentemente non ne era capace. Sarebbe affondato tra uno spruzzo e l’altro di lì a breve.
Puf non ci pensò molto: prese il primo ramo che trovò lungo la via, e lo tese traballante al suo nemico.
Sì, un suo nemico.
Da sempre si sa che tra gatti e topi non corre buon sangue. Si odiano cordialmente. Molte volte i gatti mangiano addirittura i topi! Brutta storia.
Eppure, in questo caso Puf sognatore non ci pensò nemmeno una volta.
Per il micio la vita era preziosa.
Cosi, il topino tutto inzuppato, si aggrappò al ramo e ritrovò, presto, terra ferma.
Aveva il fiato corto e ringraziò, con un filo di voce, il nuovo amico/nemico. Gli venne il pensiero che il micio lo avrebbe messo in mezzo ad un bel panino al posto del formaggio, ma presto comprese che Puf non era un gatto qualsiasi.
Si abbracciarono tutti bagnati com’erano, e con fiducia ripresero la via di casa. Sì, perché scoprirono strada facendo, di vivere poco distante l’uno dall’altro.
Puf ritornò dalla mamma e, quando fu grande, non smise mai di sognare e per questo fu capace di riportare la pace, nel piccolo paese di Colle Valle, tra gatti e topi.
E già!
Solo il coraggio di qualche sogno, ci rende liberi e ci fa crescere.