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Via all’eterologa: cinquanta coppie in attesa in Friuli

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eterologaEntro la fine del mese al Casa di Cura Città di Udine per alcune coppie il sogno di diventare genitori potrà trasformarsi in realtà grazie ai primi interventi di fecondazione assistita eterologa.

Sono una cinquantina le coppie che dovrebbero sottoporsi all’intervento all’interno del Servizio di procreazione medicalmente assistita. Famiglie che erano già pronte a rivolgersi oltreconfine in seguito a una diagnosi di sterilità, quasi sempre al femminile.

Casa di cura dispone di oltre 300 ovociti congelati e proprio in questi giorni diverse donne hanno dato il proprio assenso alla donazione per favorire le coppie che si sottoporranno all’eterologa.

Altre 700 coppie nell’arco dell’anno dovrebbero sottoporsi alla fecondazione assistita omologa (che utilizza i gameti del partner). Di queste, mezzo migliaio sono residenti in regione e altre 200 sono provenienti da fuori regione.

A fornire i numeri è l’amministratore delegato di Casa di Cura, Claudio Riccobon che commenta: «Poter offrire con questo nuovo servizio, in Friuli Venezia Giulia, prestazioni di alto livello che non sarebbero altrimenti ottenibili se non andando in altre regioni, è un traguardo importante e per questo ci attendiamo numeri piuttosto consistenti già dal primo anno, pur considerando il necessario periodo di messa a regime».

Ma il Servizio, che nel corso del 2014 ha offerto cicli di procreazione assistita a un migliaio di coppie, presenta altre grosse novità a partire da quest’anno.

Alle coppie infertili la Casa di Cura offre un percorso integrato che intende, ove possibile, consentire un concepimento fisiologico prima di iniziare un iter di fecondazione assistita mettendo a disposizione, grazie ai reparti di Ginecologia e Urologia, gli accertamenti necessari alla diagnosi, ed eventualmente gli interventi per ottenere i migliori risultati alle tecniche di fecondazione assistita.

Il Servizio conta ora su un’équipe medica diretta dalla dottoressa Nadia Bernocchi, già responsabile del Centro di Appiano Gentile, e propone alle coppie prestazioni di primo livello (come l’inseminazione su ciclo indotto o spontaneo) e di secondo livello (Fivet e Icsi, cioè fecondazione in provetta con eventuale inserimento dello spermatozoo nell’ovocita).

Fra le novità proposte dal Laboratorio vi saranno la diagnosi pre impianto (da condurre sull’embrione prima dell’impianto in utero) e la coltura dell’embrione fino allo stadio di blastocisti.

Si tratta di pratiche che dovrebbero aumentare gli standard di successo della procedura (di norma inferiori al 30 per cento), rendendo minimo il rischio di aborto precoce derivante per esempio da anomalie cromosomiche o da difficoltà di attecchimento. Portare l’embrione fino allo stadio di blastocisti (quindi in quinta giornata, quando le cellule che si duplicano in seguito al concepimento arrivano fino a 200 circa) può aumentare in casi selezionati le percentuali di corretto attecchimento e di successivo sviluppo della gravidanza.

La struttura offre la possibilità di ottenere, in forma anonima, ma tracciabile dal punto di vista clinico, l’ovocita o (in casi molto rari visti i progressi delle tecniche in tema di sterilità maschile) gli spermatozoi.

L’età della partner femminile risulta infatti la discriminante maggiore in termini di sterilità. Ricorrere a una gravidanza utilizzando ovociti più giovani assicura pertanto un margine di successo maggiore.

Un altro settore sul quale il Casa di cura sta investendo è quello della crioconservazione, ovvero la conservazione in azoto liquido a meno 196 gradi dei gameti, ovociti e spermatozoi. Una pratica che permette di preservare la capacità procreativa in pazienti giovani che devono sottoporsi a terapie, per esempio quelle oncologiche, che rischiano di renderli sterili. Casa di cura ha già sottoposto a crioterapia un migliaio di gameti e di embrioni.

(fonte: messaggeroveneto.it)

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