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Voler restare soli ed essere soli, da ” storie e racconti nei laboratori creativi pedagogici di ascolto con i bambini ”

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AJ0GTE Square image of a small child in profile looking up at a star filled night sky.

Voler restare soli ed essere soli

(M. 10 anni)

tratto da ” storie  e racconti  nei laboratori creativi pedagogici di ascolto con i bambini ” 

Ha dieci anni e occhi dietro ad occhiali colorati molto attenti ed intelligenti.

Mi racconta di se stesso dei suoi compagni e della sua vita con dovizia di particolari.

Sembra più grande della sua età.

Ad un certo punto, mi dice: ” Sai, credo esista differenza tra voler stare soli ed essere soli. Io alle volte amo stare da solo anche se mamma e papà non lo capiscono.  Non  per questo sono solo”

Sorrido di questa sua preziosa osservazione che faccio mia come dono.

I bambini ne fanno tanti:  sanno essere generosi.

Ripenso a tutte le volte che ho ascoltato il desiderio di restare soli di molti bambini , togliendosi dal frastuono, dagli impegni e dai tanti videogiochi.

I bimbi che ancora ne sentono la necessità, hanno la bella capacità di “entrare” dentro loro stessi e di riuscire a guardare il mondo con attenzione.

Osservano la natura, gli animali il cielo  e la terra come fossero libri.  Sono curiosi ed esplorativi.

Ci sono tanti altri bimbi che amano riempirsi il silenzio e la solitudine con videogiochi, etc ricchi di immagini violente, aggressive e restano sempre più soli in questa fruizione che diventa dipendenza e rinforzo a comportamenti ribelli.

Rischiano di restare soli davvero, con i loro ” mostri  interiori” Ingigantiti.

Unica condivisione con lo schermo.

Sono soli anche con un cellulare usato non  come “ausilio  comunicativo”  ma come “unico strumento comunicativo” “Creano  gruppi” virtuali sul cellulare ma non incontrano mai gli amici dal vero.

Si comunica  intenso sul virtuale, si diventa amici e per strada poi, magari, non ci si saluta. Oramai è la costante di molti bambini e adolescenti.

Così si resta davvero soli  in camera con il cellulare in mano e non si sceglie di esserlo, come momento intimo e di crescita.

A noi genitori il prezioso compito di insegnare ai nostri figli i respiri e le pause  nella vita quotidiana.

Valorizzare la comunicazione senza parole, fatta di abbracci e vicinanza. Offrire occasioni di vita all’aria aperta o momenti di apertura giocosa alla cultura, alla storia e alla scienza.

A noi più grandi spetta il compito di dimostrare il prezioso valore che ha scegliere il silenzio e il restare con se stessi per creare, amare, immaginare, pensare, ideare, agire, etc

Ancora a noi  adulti, resta il dono  di far comprendere un uso saggio del cellulare, internet, etc  attraverso la preziosa dimostrazione che un amico davanti ad una pizza e una bibita, o una camminata, vale più di volto o una chat al di là di uno schermo.

Scalda il cuore quel contatto reale, anche se si resta …in… silenzio.

Accade qualcosa di magico, in quella interazione, se prima si ha sperimentato una bella compagnia: quella con noi stessi.

Dott. Formica Rosa Rita ( Pedagogista)

www.formicarosarita.it

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