Anche in Italia si sta sempre più diffondendo la produzione di applicazioni per videoschermi (tablet o smartphone; ma anche videogiochi di ogni genere e natura, alcuni definiti “educativi”) progettate apposta per bambini e bambine della fascia 0-6 anni.
Applicazioni sempre più raffinate per bambini sempre più piccoli. Accompagnate, a raffica, da dichiarazioni di presunti esperti di giochi infantili a sostegno di questo davvero discutibile e nuovo “assalto all’infanzia”.
Come pedagogista mi preme ricordare alcune questioni che da sempre ritengo essenziali:
1. Non tutto quello che il mercato propone come innovativo è legittimo. Né tantomeno educativo. Le bambole Bratz (con la loro marcata accentuazione dei tratti erotizzanti) ne sono state un esempio piuttosto imbarazzante. La Tv per i neonati altrettanto.
2. Nella prima infanzia, cioè fino a 6 anni, la crescita e l’apprendimento si basano su elementi sensoriali indispensabili: muoversi, toccare, sperimentare concretamente, giocare scambiandosi ruoli con gli altri bambini, sporcarsi e utilizzare materiali primari di ogni tipo (terra, acqua, farina, sabbia) ed elementi naturali (erba, piante, frutti ecc). Affermare che un videoschermo possa sostituire tutto questo, è privo di scientificità oltre che pericoloso per lo sviluppo dei bambini.
3. I videogiochi infantili agiscono profondamente sui processi neuronali agganciandosi in particolare alle aree cerebrali del piacere. Possono creare vere e proprie dipendenze. Un bambino che appena sveglio cerca ossessivamente di utilizzare un videoschermo potrebbe già star mostrando quelli che sono i segnali di un’astinenza notturna.
Mi sento pertanto di confermare ai genitori l’importanza di mantenere un orientamento educativo che limiti moltissimo (20/30 minuti al massimo durante una giornata) l’utilizzo dei videoschermi per tutti i bambini e le bambine nella fascia d’età che precede l’apprendimento di lettura e scrittura.
Sono sempre più convinto che, anche in presenza della grave crisi economica attuale, la frequenza del Nido e della Scuola dell’Infanzia resti un presidio pedagogico importantissimo, contro le derive, in alcuni casi di difficile gestione, che portano i bambini a passare il tempo in compagnia di videoschermi: un atto di profonda responsabilità nei confronti delle nuove generazioni.
(di Daniele Novara)