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Quattordicesima tappa del viaggio nel mondo dell’educazione per affinare l’arte di educare con amore e fermezza

educare3 215x300 Quattordicesima tappa del viaggio nel mondo dell’educazione per affinare l’arte di educare con amore e fermezzaNel concludere lo studio delle “Abitudini di vita”, affrontiamo in questo articolo il tema dell’illusione dei sostituti, ovvero tutti quegli oggetti che apparentemente aiutano il bambino a fronteggiare la frustrazione, il dolore e la difficoltà.

Nel precedente appuntamento abbiamo esplorato il percorso per sostenere il bambino di fronte al disagio, al dolore che emerge come conseguenza di un bisogno che non può essere soddisfatto.

Tra i vari punti trattati, abbiamo visto anche il trovare una soluzione, ossia un’azione diversa che può dare sollievo al bambino; a volte può essere transitoria, ma con il potere di acquietare il dolore e indicare una nuova strada da seguire.

Gli oggetti transizionali, usati come sostituti stabili e fissi, diventano spesso e facilmente dei problemi. La loro iniziale efficacia o utilità si perde velocemente nel conseguente attaccamento eccessivo che i bambini sviluppano verso un oggetto che di fatto non è predisposto al reale appagamento del loro bisogno.

Il ciuccio, la copertina, il dito in bocca, il pupazzetto e quant’altro diventano i fedeli compagni dei nostri bimbi e promettono loro sicurezza, affetto, coccole e relazione, che in verità non hanno nessun potere di erogare.

L’uso corretto del sostituto dovrebbe concludersi velocemente, attraverso la vera risposta al bisogno, ovvero appagando correttamente la necessità del bambino.

Di contro, l’uso scorretto dell’oggetto sostitutivo, il suo prolungato utilizzo, provoca un attaccamento e un condizionamento del comportamento del bambino: molto velocemente si riduce il tentativo di appagare il bisogno in modo adeguato e si desidera l’oggetto transizionale in modo crescente, in sempre più occasioni e senza un nesso concreto tra la richiesta e la situazione.

L’uso del ciuccio può essere un esempio molto esplicativo: in alcuni contesti il suo utilizzo viene consigliato sin dai primi giorni di vita del neonato. Al pianto del bambino, in numerose occasioni, viene offerto il ciuccio come oggetto sostitutivo del seno, delle coccole o del prenderlo in braccio. E’ evidente che tale pratica viene adottata per necessità dell’adulto, per un bisogno dell’educatore di non potersi o non volersi prendere cura del bimbo così come lui necessiterebbe.

Senza colpevolizzare nessuno, perché ogni genitore fa sicuramente del suo meglio per rispondere ai bisogni del suo bambino!

In ogni caso il bimbo registra che, come risposta ai suoi bisogni, va bene succhiare un pezzetto di plastica.

Crescendo sarà proprio lui a cercare il ciuccio quando ha sonno, è stanco, ha paura, è arrabbiato, ha qualche difficoltà, ha fame o è triste, senza essere lui stesso in grado di discriminare cosa effettivamente sente e di cosa esattamente ha bisogno. Il bambino si rifugia automaticamente nel ciuccio che ha imparato essere una fonte di autoconsolazione, di sicurezza, di appoggio interiore, senza più cercare la giusta soddisfazione al suo bisogno. Perché non chiedere o cercare un abbraccio della mamma? La vicinanza di una persona familiare? Un contatto visivo o fisico per ricevere sostegno o aiuto?

E quando il bambino diventa troppo grande, comincia il calvario di togliere il ciuccio.

Ricordiamoci che il problema lo abbiamo creato noi!

Gli oggetti sostitutivi non servono se il bambino viene soddisfatto correttamente nei suo bisogni, in armonia con la sua crescita.

L’effetto diretto della nostra abilità di rispondere adeguatamente alle sue necessità, si concretizza nell’autonomia del bambino nel riconoscere e cercare la naturale soddisfazione ai suoi bisogni sin dai primi anni di vita.

Vale certamente la pena investire tempo, energia e risorse nel crescere i nostri bambini integri e liberi dai condizionamenti.

Con questo approfondimento concludiamo l’argomento delle abitudini di vita, per lasciare spazio dal prossimo articolo al “Ciclo di apprendimento”, ovvero come mantenere e maturare nel bambino l’interesse e l’amore per la conoscenza.

Bibliografia:
Le abitudini di vita, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni
Educare con amore e fermezza, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni
I fini nell’educazione, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni
Il sì e il no, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni
Il ciclo di apprendimento, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni
Insegnare le relazioni, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni
Esprimere e conoscere se stessi, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni
Le abilità dell’educatore, Silvana Tiani Brunelli, Podresca Edizioni

Dott.ssa Donatella De Marco, Psicologa
Dott.ssa Silvana Tiani Brunelli

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