Essere cogenitori significa anche vivere in nuovi spazi la propria genitorialità cercando, però, di dare continuità al progetto genitoriale, affinché le scelte dei genitori non siano subite dai figli.
“Tra mezz’ora arriva papà e ancora non ho preparato lo zaino. Meglio fare in fretta sennò mamma mi manda via così come sto. Libri per la scuola, i due quaderni, le penne e le matite. Dovrebbe esserci tutto. Spero, altrimenti papà chi lo sente! Calze pulite, mutande di ricambio, un maglioncino perché papà ha detto che voleva andare a funghi (che noia!). E’ importante avere tutto altrimenti, sempre per colpa mia, incominciano a litigare fra loro e con me; e vedere tutti col muso perché io mi sono dimenticato qualcosa … non mi piace. Ecco ha suonato. Scappo giù così non si vedono e non possono ringhiarsi contro”. “Domani sera puntuale il rientro!” “Si mamma, farò di tutto!”
Ogni due settimane, quando il bambino va a trascorrere il fine settimana con l’altro genitore, queste sono le ansie che lo accolgono; ma lui non c’entra nulla, non ha fatto nulla. Cerca solo di sopravvivere.
Dobbiamo augurarci non ci sia mai una coppia che, di fronte al proprio fallimento, eviti di rivolgere un pensiero almeno angosciato nei confronti delle dinamiche che tale scelta potrebbe creare nei confronti dei propri figli, se non si gestiscono bene le situazioni.
In agguato ci sono: a) l’alleanza con uno dei due genitori a sfavore dell’altro coniuge, b) la ruolificazione dei nostri figli in qualità di sostituto/a del coniuge che lascia l’abitazione familiare, c) il disinvestimento emotivamente forte sulle relazioni amorose, d) la depressione.
I genitori che si separano non possono non tener conto del pericolo in agguato, attivandosi nei confronti dei propri figli affinché sia ben chiaro che ciò che è successo non è a causa loro ed è solo una battuta d’arresto, dolorosa quanto si vuole, della loro vita coniugale; non assolutamente la fine della famiglia alla quale, appunto, i figli potranno sempre far riferimento. A quel punto è solo quello che chiedono.
Restare famiglia, dopo una separazione è un obiettivo perseguibile e da perseguire.
Lo è nella misura in cui ciascuno riconosce che ad avere diritto a questa famiglia sono tutti gli attori in gioco: figli, genitori, parenti.
Ciò che non ha funzionato, paradossalmente, può cominciare a funzionare proprio non coabitando più.
Ridefinendo ruoli e spazi fisici e temporali, la coppia di ex coniugi può esprimere il suo essere genitori, libera dall’insofferenza che prima fungeva da cappio.
Ciò che va salvaguardato è il progetto finale.
L’obiettivo genitoriale di far crescere i propri figli nel miglior modo possibile.
Quindi, tolti i propri egoismi, diventa fondamentale scoprire le nuove opportunità della situazione per condividerle con i figli.
Scoprire il piacere di far parte sempre della loro vita e scoprire quanto piacere se ne possa trarre.
I figli, hanno capacità di adattamento di molto superiori alle nostre e per loro lo spazio è più spazio emotivo che fisico.
Attendono attenzioni, non lussuosi appartamenti, affetto e protezione, non ansie e colpevolizzazioni.
Elena Mazzocchi e Gaddo de Anna
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