Nei precedenti articoli abbiamo affrontato i fattori di rischio legati alla caduta e la condizione di fragilità, con le ripercussioni che coinvolgono la famiglia. Ora entreremo nella relazione esistente tra disturbi di tipo cognitivo e caduta.
Anche il cervello invecchia e lo manifesta attraverso disturbi intellettivi e del comportamento. In alcuni casi si tratta di malattie vere e proprie e solo un medico può chiarire se si tratta di invecchiamento fisiologico o declino delle funzioni cognitive (senilità non è sinonimo di demenza!). Nel normale invecchiamento si riscontra un indebolimento della memoria, un rallentamento dell’ elaborazione delle informazioni e una diminuzione della capacità a risolvere nuovi problemi. Dal punto di vista comportamentale si osserva un irrigidimento del carattere e una diminuzione della capacità di adattamento all’ambiente. Si conserva l’intelligenza legata all’esperienza.
Nelle fasi iniziali demenza e invecchiamento fisiologico si manifestano allo stesso modo. Tuttavia la demenza è caratterizzata dalla presenza di diversi disturbi contemporaneamente:
– disturbi cognitivi a carico di memoria, ragionamento, linguaggio, orientamento
– disturbi comportamentali a carico della sfera emotiva e delle capacità di relazione
– disturbi somatici rispetto ai ritmi sonno- veglia, fame- sazietà, capacità di controllo dell’emissione di urina.
Uno studio scientifico evidenzia come la frattura di femore conseguente a caduta sia strettamente legata ad una mancata diagnosi di demenza. Questa patologia, soprattutto nelle fasi iniziali, può essere gestita dalla persona, facendo sì che la famiglia non se ne accorga. Per questo molte volte la caduta ed il ricovero in ospedale rappresentano un evento emotivo traumatico, poiché la fragilità dell’anziano si presenta in tutta la sua drammaticità. Il ricovero in sé spesso viene vissuto come un brusco cambiamento, che determina uno squilibrio delle abitudini quotidiane. Negli anziani con demenza dipendere improvvisamente dagli altri e non essere a casa propria crea uno stato di allarme. Questo stato può portare a atteggiamenti non riconosciuti dai familiari. L’impatto emotivo è maggiore se sono associati comportamenti aggressivi.
Al di là dell’aspetto sanitario gestito dal personale qualificato nella fase acuta, la famiglia può informarsi sulle condizioni di salute e su cosa fare in previsione della dimissione. E’ importante sapere che gli anziani hanno bisogno di rientrare nel proprio contesto domiciliare, che è vissuto come rassicurante. Le famiglie non devono sentirsi spaventate da questa opportunità, poiché la casa e la loro presenza rappresenta il contesto più adeguato per una stabilizzazione dei disturbi comportamentali.
In questo caso la caduta non è un evento, ma un sintomo e come tale va monitorato nel tempo. Un anziano con demenza tenderà, nel tempo, a ridurre le proprie capacità motorie e ad aumentare il grado di dipendenza dagli altri. Alternerà fasi in cui riconosceremo il nostro caro a fasi in cui ci sembrerà un’altra persona. Trovare soluzioni nuove ed alternative per mantenere serenamente l’equilibrio tra le esigenze della famiglia e della persona significa perseguire il benessere dell’intero contesto familiare.
A cura di
Dott.ssa Elisa Marcuz, Fisioterapista
Associazione Culturale Amigdala