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Perdere un bambino in gravidanza o dopo il parto

luttoL’attesa di un figlio rappresenta per ogni coppia un momento di grande cambiamento e di crescita personale. La gravidanza corrisponde per la  mente della donna e per quella del partner, al lento e graduale far spazio a un bambino e a una nuova vita “a tre”.

Numerosi studi di neuroscienze dimostrano che durante la gestazione si attivano in modo specifico alcune e definite aree cerebrali;  ciò sembra accadere in modo correlato anche durante la fase del pre-concepimento.

Questo significa che ben prima di “essere incinte”, il solo pensare alla “creazione” di  un figlio, porta ad attivare specifici processi neuronali, che si rimodellano e si riadattano a questa nuova fase del ciclo di vita.

Anche il solo immaginarsi come possibili genitori, avvia dunque il percorso della “genitorialità”. Questo cammino, chiamato processo di attaccamento è insito in ogni gravidanza ed esiste in ogni cultura, anche in quelle lontane dalla nostra e si basa  sia sull’esperienza vissuta, sia sui progetti futuri di vita insieme.

Quando l’attesa si interrompe con la morte del bambino, questo percorso cambia bruscamente, lasciando alla donna e spesso alla coppia il compito di riorganizzare la realtà e il futuro diversamente da quanto avevano atteso e sperato.

Le famiglie che subiscono questo evento drammatico sono purtroppo molte:

nei primi tre mesi accade a una coppia su sei, mentre  in quelli successivi, muore in utero o dopo il parto circa 1 bambino su 273.

Questo tipo di perdita provoca un grandissimo dolore e turbamento, lasciando soprattutto nei primi tempi un forte senso di vuoto e di angoscia profonda con la sensazione di non poterli superare.

I genitori possono sentirsi catapultati in una sorta di giungla emotiva  e ciò mina il loro equilibrio personale e psicologico per un  lungo periodo, solitamente per almeno un anno fino a due o tre.

La perdita di un figlio nella fase perinatale, per qualunque causa avvenga, è un vero e proprio lutto. I genitori che perdono uno o più bambini in questo modo, possono reagire a esso in maniera diversa.

Ogni lutto è, infatti, vissuto e affrontato in maniera soggettiva: il come si affronta e si considera la morte può differire da caso a caso, sia per i molteplici percorsi di vita, sia per le diverse origini culturali.

Tuttavia, nella nostra società, spesso il dolore che si prova nel perdere un bambino prima della nascita o nelle  prime settimane di vita, non viene riconosciuto e condiviso.

Non esistono, infatti, rituali appropriati, non si porgono le condoglianze e c’è la tendenza a voler consolare la coppia minimizzando e negando l’accaduto con frasi inopportune come ad esempio “Siete giovani, ne avrete presto altri”, “Sono passati tre mesi e ancora piangi”, “Devi farti forza, è stato meglio così” e così via.

Molti genitori sentendosi non capiti, rischiano di farsi travolgere da questi atteggiamenti rifiutanti provando intense sensazioni di irritazione e tristezza.  Ciò può condurli a tentare di accelerare i tempi, concependo ad esempio un altro figlio quando sono ancora nella fase iniziale del lutto, oppure può portarli a chiudersi silenziosamente nel dolore.

Per affrontare nel modo migliore questo tipo di perdita, è quindi molto importante che si possa avere punti di riferimento adeguati (personale medico-sanitario, psicologi o altre figure formate a riguardo) e risorse utili (libri e social network tematici, gruppi di mutuo autoaiuto, associazioni di genitori colpiti dallo stesso lutto). I genitori potranno allora riuscire a prendersi il tempo necessario per cercare in sé le risorse adatte, con la maggior serenità possibile.

E’ importante soprattutto non soffocare o temere le proprie azioni e neppure vergognarsene: perdere un bambino è un lutto ad altissimo impatto e per sostenere questo dolore è indispensabile essere liberi di esprimere le proprie emozioni e i propri pensieri.

 

dott.ssa Novella Cantarutti Buiani

Psicologa, Pedagogista clinica, Educatrice perinatale, perfezionata in Psicoprofilassi Ostetrica.

Volontaria CiaoLapo Onlus e collaboratrice Associazione “L’Ora del Sé”.

 

Bibliografia:

“Il sogno infranto. Affrontare il lutto perinatale, una guida da genitore a genitore”  di Claudia Ravaldi.

Edizioni: 2012-2013 CiaoLapo Onlus; 2013 Ipertesto Edizioni, Verona- www.iperedizioni.it

2 commenti

  1. Salve dott.ssa,
    sono una donna di 37 anni e ho perso il mio primo bambino il 29/08/13 a causa di asfissia. Il parto, naturale, è stato molto sofferto, soprattutto per il mio bambino e i medici hanno deciso di continuare con il naturale. Il giorno successivo è morto perchè sono stati compromessi reni, cuore,cervello…
    Da quel giorno, mi sento angosciata, senza stimoli, l’unica cosa che mi fa andare avanti è l’amore per mio marito che fa di tutto per farmi sorridere, per rendermi le giornate meno pesanti, se non fosse per lui piangerei tutto il giorno tutti i giorni. Mi rispecchio in quello che ha detto, è vero molte persone vorrebbero starti vicino, con quelle solite frasi già fatte, ma io nonrispondo.come posso superare questa fase, così dolorosa.grazie

  2. Novella C. Buiani

    Cara Maria, perdere un figlio in questo modo è in assoluto una delle esperienze più devastanti che si possa vivere. Tuttavia è un evento difficile da condividere e ancora più da accettare dentro di noi.
    Da quello che riporti, il parto è stato traumatico e decisivo per l’esito della gravidanza.
    Una perdita di questa entità, un trauma così forte, può provocare una forte sensazione di vuoto difficilmente colmabile nei primi tempi, quindi è comprensibilissimo quello che provi. Le sensazioni di dolore materno sono amplificate dal fatto di aver condiviso il corpo ma anche le emozioni con il tuo bambino.
    Ora stai vivendo l’ultima fase del puerperio, già di suo delicata per i cambiamenti fisiologici peculiari e questo può aumentare la sensazione di smarrimento.
    Non solo la mente è consapevole di questo figlio, ma anche il tuo corpo predisposto ad accudirlo.
    Probabilmente anche tuo marito sta vivendo sentimenti analoghi, magari manifestandoli in modo differente.
    Avete condiviso il desiderio di avere questo bimbo, la sua vita prenatale e anche, purtroppo, la sua ingiusta morte.
    Può essere positivo quindi accogliere la presenza del tuo compagno e anche se per ora può sembrarti unilaterale, vedrai che piano piano, l’aiuto diverrà reciproco. Parlate di vostro figlio quanto volete, se vi sentite di farlo, senza negarvi le sensazioni dolorose e neanche il pianto, in quanto sono l’espressione naturale del cordoglio e della nostalgia.
    Ricordati, che per le trasformazioni sia fisiche che mentali avute, sarai per sempre la mamma di questo bambino, anche se non puoi cullarlo tra le braccia. Ormai è ampiamente riconosciuta a livello scientifico l’esistenza della vita psichica intrauterina assieme a quella dello sviluppo motorio, sensoriale e cognitivo: vostro figlio, mano a mano che è cresciuto, ha imparato a conoscervi e voi lo avete sorretto nelle sue tappe. Può aver vissuto anche poco, ma quei mesi assieme a voi sono stati la sua vita! Una vita preziosissima che avrà per sempre un ruolo e un posto importante nella storia della vostra famiglia.
    Ora può sembrarti impossibile il superamento del dolore, il cammino del lutto è lungo e purtroppo non esistono scorciatoie o “ricette” che possano anestetizzarlo.
    Quello che ti posso proporre è di manifestare i tuoi sentimenti senza reprimerli. Anche se data la loro intensità, ora sono insopportabili sappi che piano piano si trasformeranno. Potresti annotare le emozioni e i pensieri quotidiani più frequenti: spesso è un sollievo scoprire che dopo qualche mese di “apnea” si arriva a un nuovo equilibrio anche se inizialmente dinamico e precario. Le emozioni forti dell’inizio, con il tempo si alleviano e non saranno caratterizzate solo dalla sofferenza. Molti genitori infatti sostengono di aver scoperto in sé nuove e inaspettate risorse positive.
    Condividi, se vuoi e nel rispetto del tuo carattere, quello che provi con le persone che ti sembrano più comprensive. Attivati (con calma e con riguardo per i tuoi tempi) a fare le cose che ti sono sempre piaciute (leggere, fare sport, passeggiare e così via) e fatti aiutare per le altre (ad esempio per le pulizie di casa, per far la spesa, eccetera). Questo non per allontanarti dal dolore ma per prenderti cura di te stessa.
    Costruisci memorie del tuo bambino, raccogli materiale che hai sulla gravidanza (ecografie e altro), se vuoi scrivigli dei pensieri e fai tutto quello che ritieni giusto per onorare il suo ricordo. Se non ci riesci ora, potrai farlo più avanti, quando lo riterrai più opportuno. Ovviamente il processo del lutto non è uguale per tutti e quelle che ti ho elencato sono solo alcune proposte. Scegli ciò che ti fa star meglio.
    Se hai bisogno di informazioni specifiche, un aiuto concreto puoi trovarlo sul sito di CiaoLapo onlus, associazione che si occupa di questo tipo di lutto. Il 15 ottobre 2013 a Palmanova (UD) ci sarà il “Babyloss- Onda di luce” (www.babyloss.info) organizzato assieme ai genitori e ai familiari della nostra Regione, in memoria dei bambini e delle bambine “meteora”. Il ritrovo è aperto a tutti, verrà dato materiale informativo sul lutto perinatale e verranno accese delle candele simboliche. Se ti facesse piacere partecipare, questo sarebbe un modo per conoscere altre famiglie colpite da questa perdita e per trovare sostegno reciproco.
    Per qualsiasi cosa o approfondimento puoi scrivere a “Misura Famiglia” chiedendo i miei recapiti. Risponderò con piacere.
    Un grande abbraccio!
    Novella Cantarutti Buiani.

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