“I fiori, la musica e i bambini, sono i gioielli della vita”
Pyotr Ilyich Tchaikovsky – compositore russo
A partire dal momento in cui il bambino nasce possiamo iniziare a osservare l’interazione tra lui e il suono. Possiamo notare che è sensibile agli stimoli sonori e lo manifesta con le reazioni fisiche. Queste ultime dipendono dalle variazioni di qualche caratteristica del suono e sono segno delle sue prime preferenze. È stato dimostrato tra l’altro che il neonato manifestare anche una memoria di esperienze uditive prenatali di musiche ascoltate sistematicamente durante la gestazione.
In ogni caso, il bambino al momento della nascita è un poliglotta potenziale: il cervello è programmato per selezionare i suoni più frequenti di una lingua. Durante il primo anno di vita, l’evoluzione musicale del bebè può essere così sorprendente che molti genitori giungono a domandarsi se il proprio figlio possieda un particolare talento musicale.
Le esperienze musicali del bambino devono essere realizzate in un ambiente calmo e silenzioso e devono essere semplici, chiare, dirette e ripetitive. È importante includere suoni che produca lui stesso nei giochi: fargli suonare il tamburo, sfregare, raschiare, lanciare una palla, fare rumori con la bocca, le mani, le dita, usare giochi musicali, cassette di musica, sonagli… Inoltre, anche l’ascolto di musica colta, per la sua complessità di melodia e ritmi, favorisce lo sviluppo del bambino.
Oggi nessuno mette in dubbio che l’insegnamento musicale sia una maniera efficace di potenziare altre aree di conoscenza: si tratta di una forma di linguaggio che ci aiuta a conoscerci, favorendo la sensibilità e il gusto per la bellezza. Alla luce delle conoscenze attuali, possiamo constatare che essa dovrebbe iniziare il prima possibile nella vita di un bimbo: essa è un dono che i genitori possono offrire ai loro figli.
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