Janusz Korczak medico polacco, studioso entusiasta del mondo dei bambini scriveva “Se non credi nell’anima, devi pur sapere che il tuo corpo vivrà nell’erba verde, nelle nuvole. Siamo fatti di acqua e di polvere. I bambini lo sanno.” Voi mi dite: «Siamo stanchi di stare con i bambini». Avete ragione. E dite ancora: Perché dobbiamo abbassarci al loro livello. Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci. Vi sbagliate non questo ci affatica, ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti. Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci. Per non ferirli. Quando ride un bambino, ride tutto il mondo”.
Incontro in studio pedagogico, V. Una bimba di sei anni.
Ha occhi espressivi e attenti pronti a scorgere ogni piccolo passaggio e sfumatura.
Ha mani grandi con cui esplora, curiosa, il mondo.
Giochiamo e coloriamo insieme.
A un certo punto, mi chiede di indovinare cosa sta disegnando.
Io ci provo.
Lei mi dice di attivare le mie antenne da grande e ascoltare i segnali.
“Chiudi gli occhi” mi propone. “Altrimenti non va bene”
Non indovino nulla, e lei ride di queste antenne mie che, nonostante gli sforzi, non funzionano per nulla!
Si sono ammuffite o indurite, afferma lei con espressione seria: “ A voi grandi accade, questo e non ve ne rendete conto.”
Alla fine, però mi dice che, nonostante tutto, le sono simpatica e ridere è importante: ” Non si può avere tutto!”, aggiunge abbracciandomi.
Io rifletto su queste mie “antenne” che hanno perso la sensibilità crescendo.
Noi adulti poco immaginiamo, visualizziamo, ci incamminiamo giocosi, verso ciò che non conosciamo.
Per farlo, è indispensabile lasciarsi andare a modi e mondi che poco ci abitano.
Eppure i bambini ci permettono di esplorare questo nostro lato solo assopito.
È una bella occasione sia per noi stessi, che per migliorare la relazione con i più piccoli
Orecchie che sentono; antenne che recepiscono oltre; occhi che guardano cose immaginarie etc.
rappresentano i modi di una giocosità assopita ma che fa superare confini, limiti anche a noi adulti, più abituati a rigidità conosciute e rassicuranti.
Alla fine, ciò che resta è un sorriso condiviso e la vicinanza che ci fa essere su di uno stesso cammino di crescita, anche se qualcuno è più grande e qualcuno più piccolo.
Non per questo non si dialoga, s’immagina e s’impara insieme… Sorridendo!
Il sorriso è un bene universale che se indossato ogni mattina, si adatta ad ogni abito!!!
a cura della dott.ssa Rosa Rita Formica
Pedagogista (www.formicarosarita.it)
I folletti con il berretto ad “antenna”, sono nel mio studio e sono fatti a mano da una artista di Grosseto.